Le vite infinite di Maia by Christopher Edge

Le vite infinite di Maia by Christopher Edge

autore:Christopher Edge [Edge, Christopher]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788836245437
editore: Gallucci
pubblicato: 2021-11-01T09:00:00+00:00


Lily tira via la mano di scatto, ma è troppo tardi. Ho visto.

«È un tatuaggio?»

Uno tsunami di sentimenti diversi le passa sul viso: rabbia, paura, disgusto, vergogna. Poi fa lentamente segno di sì.

«Eravamo d’accordo di farcelo fare tutte» dice Lily, con un lieve tremito nella voce. «Io, Sophie, Daisy e Lauren. Ci abbiamo messo secoli a scegliere il disegno e ci siamo anche fatte fare un documento falso, per dimostrare di avere l’età. Sono entrata prima io, ma poi quando lo ha visto sul mio polso Sophie ha detto che è pacchiano. Ha cambiato idea e ha convinto anche le altre a lasciar perdere. E così adesso sono l’unica col tatuaggio». Si guarda il polso, disgustata. «È il simbolo dell’eternità e io me lo devo tenere per sempre».

Non riesco a distogliere gli occhi dal tatuaggio sul polso di mia sorella: una sorta di otto di inchiostro nero, messo in orizzontale, che spicca sulla pelle chiara.

«È un nastro di Möbius»

«Cioè?» chiede lei, aggrottando la fronte. «Che vuol dire?»

È la stessa domanda che ho fatto anch’io alla signora Bradbury, quando mi spiegava la geometria iperbolica.

«È come il simbolo matematico per l’infinito. Il na­stro di Möbius è una superficie da cui, percorrendola, non puoi uscire».

Lily fa una faccia spaventata.

«Vuoi dire che è un tatuaggio che c’entra con la scienza?»

Scoppia a piangere disperata, col corpo intero scosso dai singhiozzi e le parole che escono smozzicate.

«Mamma e papà mi ammazzano, quando lo vedono. Ed è piena estate e io non posso mettermi niente con le maniche corte, se no se ne accorgono. Non so come fare!»

Non l’ho mai vista così affranta. Vorrei correre giù a chiamare mamma, ma so che sarebbe la cosa più sbagliata. Fisso impotente il disegno che ha tatuato sul braccio, cercando di farmi venire in mente qualcosa da dire per farla smettere di piangere.

«Perché non ci metti sopra un cerotto?»

Lily mi guarda. Le ombre di mascara sotto gli occhi la fanno assomigliare a un panda perplesso.

«Puoi dire che ti ha graffiata un gatto, qualcosa del genere. Così hai una scusa per tenerlo coperto e abbiamo il tempo per pensare a cosa fare».

Chissà cosa mi dirà, ora. Forse che sono stupida. Si arrabbierà con me, mi griderà contro. Invece no. Vedo un debole sorriso di speranza affiorarle sulle labbra.

«Può darsi che funzioni» dice. «Maia, sei un genio».

Arrossisco di piacere. Sarò anche “molto dotata” per lo studio, ma Lily non ha mai detto nulla di simile prima d’ora.

«Ma devi promettermi di non dire niente a mamma e papà» aggiunge, asciugandosi le lacrime con la manica. «Non ce la faccio, se attaccano con la storia che col tatuaggio non troverò lavoro, e quanto me ne pentirò da grande, e tutto il resto». Lancia un’occhiata al disegno nero sul polso. «Me ne pento già adesso».

Alza gli occhi e mi guarda con espressione supplichevole.

«Lo capisci?»

Pitagora diceva che il numero dieci contiene la chiave per capire tutto. Penso che avesse ragione. Ora ho dieci anni e Lily mi parla come fossi adulta. E io, sì, capisco.

Faccio un cenno di assenso.



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